È stato meno arduo unificare l'Italia che le sue scuole navali di Genova e di Napoli" disse il contrammiraglio Del Santo inaugurando l'Accademia livornese. Era il 1881. Il libro racconta i cento anni dell'Accademia inserendoli in un affresco cittadino e nazionale dove le vicende degli uomini che hanno creato la sua storia, si intrecciano a quelle delle grosse famiglie di Livorno e delle loro industrie, della flotta e dei ministri, delle guerre combattute, dei contrasti fra potere politico e potere militare, fra Marina e Aeronautica. Dalle pagine di Livorno ammiraglia, per la prima volta, emergono con chiarezza i rapporti dell'Accademia con il fascismo, resi più difficili da un ex allievo, Costanzo Ciano. E anche le sue disavventure, prima fra tutte quella del radar, fonte di polemiche e di amarezze. Anche gli scontri che hanno accompagnato la nascita dell'Istituto di Guerra Marittima. L'Accademia Navale è stata definita la "piccola patria" della Marina. Dopo cent'anni di puntuale attività si ritrova ad essere, nell'Italia ammalata, la "piccola patria" di una pulizia morale e di una serietà di cui il paese dimostra di avere sempre più bisogno. La sua è anche una storia di cento anni di isolamento. Un isolamento critico e criticabile. Ma oggi c'è da chiedersi se quello dell' Accademia, malgrado i rischi che comporta, non sia stato un isolamento provvidenziale.
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